Per i profani sono luoghi austeri e privi di vita, poco più che “depositi” di vecchi documenti. Eppure, è proprio dagli Archivi che la storia delle persone passa e può anche tornare a raccontarsi. l’Archivio di Stato di Lecce, che sorge nel quartiere popolare di San Pio, custodisce le tracce di generazioni di famiglie salentine e di come il territorio sia cambiato nel tempo.
Basta saperle decifrare, tra mappe, patenti di sanità, diplomi, atti di nascita e altre testimonianze del passato.
Un patrimonio lungo 14 chilometri
Bisogna partire dal suo patrimonio per comprendere l’importanza del luogo: oltre 156mila pezzi cartacei, più di ottanta pergamene, un documento membranaceo divisi tra atti notarili, atti di stato civile, documenti amministrativi, oltre a circa 1700 mappe e documenti cartografici.
A disporre i faldoni l’uno accanto all’altro, si otterrebbe una pista di ben quattordici chilometri diretta verso un enorme “star gate” salentino. Dei leccesi e non solo: fino agli anni Venti del Novecento, infatti, la Provincia di Terra d’Otranto comprendeva oltre a Lecce anche Brindisi e Taranto e per questo qui si trovano conservati atti di tutto il Sud del Tacco.
Ogni giorno, dal lunedì al sabato, la saletta è frequentata da studenti e ricercatori universitari, studiosi di storia locale, ma anche tecnici e professionisti che qui vengono soprattutto a consultare i più antichi dati catastali degli immobili. Ma sono sempre più frequenti gli appuntamenti che aprono le porte dell’Archivio di Stato anche ai non addetti ai lavori, come gli studenti di scuola media e superiore coinvolti in progetti di approfondimento. Spesso, le liste di leva o l’Albo d’oro dei Caduti sono preziose finestre per ritrovare dettagli sulle vicende che hanno riguardato i loro antenati.
Un altro tipo di fruitori, sempre più numerosi, sono gli italodiscendenti interessati a recuperare la storia dei loro nonni partiti verso altri Paesi. Spesso, si rivolgono a un genealogista per realizzare o supportare le loro ricerche tra i documenti rimasti nel paese d’origine e in seguito confluiti nell’Archivio di Stato di Lecce.
Le mostre, insieme alla produzione di cataloghi e altre pubblicazioni, sono un altro aspetto della mission dell’Archivio di Stato di aprirsi alla comunità. Il materiale di certo non manca, e spazia tra epoche e contesti diversi tra loro. Tra le mostre allestite negli ultimi anni, la diaspora di Greci e Albanesi nel Salento medievale e moderno e le bande da giro di Terra d’Otranto nel diciannovesimo secolo.
Oltre a preservare l’integrità del patrimonio, il lavoro più recente dell’Archivio di Stato di Lecce è orientato alla digitalizzazione dei documenti.
Tra i documenti notarili, un viaggio a ritroso tra i salentini illustri
Uno dei più preziosi documenti conservati all’Archivio di Stato di Lecce è il Codice del 1473 firmato da Maria d’Enghien, un esemplare unico che contiene disposizioni statutarie sulla “florentissima Civitas Licii”.
Pagine più recenti, ma non prive di fascino sono quelle che riguardano i “vip” salentini del Novecento. Tra questi, l’atto di nascita del leccese Tito Schipa, uno dei tenori di grazia più famosi del secolo scorso, che fece innamorare gli Stati Uniti e non solo, e il ruolo matricolare di Rodolfo Guglielmi, in arte Rodolfo Valentino, che da Castellaneta, nell’attuale provincia di Taranto, giunse sino a Hollywood dove divenne un eccezionale latin lover del cinema muto.